Accenno di risposta rapida: la virgola può benissimo esserci come non esserci.
Esistono infiniti controesempi alla pseudoregoletta per cui non vada messa se la protasi segue l'apodosi (cioè se la condizione con il “se...” segue la proposizione principale).
Uno dei primissimi esempi di periodo ipotetico nell'Italiano di Serianni è, testualmente:
penso che potremmo andare al cinema, se ti andasse (XIV, 146)
o, in Manzoni,
Le prometto che fo uno sproposito, se lei non mi dice subito subito il nome di colui (I promessi sposi, cap. II)
o, in Se questo è un uomo di Primo Levi,
A dare un colpo di spugna al passato e al futuro si impara assai presto, se il bisogno preme.
(Viceversa, non sta scritto da nessuna parte che debba esserci necessariamente una virgola dopo la protasi:
Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino voi non gli dareste oggi da mangiare?
scrive Primo Levi, e
se si perde un bottone bisogna saperselo riattaccare con un filo di ferro.
In generale, a differenza di altre lingue come il tedesco, l'italiano è molto tollerante quanto alla presenza o assenza di virgole fra principali e subordinate, e usarle o meno contribuisce anzi al senso da dare alla frase.)