Il Grande dizionario della lingua italiana spiega come questo termine entrò a far parte della lingua italiana:
= Lat. repulisti
(seconda pers. sing. del perf. indic., di
repellĕre ‘ respingere ’), tratto dal versetto 2 del salmo 42 ‘ Quia tu es, Deus, fortitudo mea, quare me repulisti? ’
(‘ Poiché tu sei, o Dio, la mia fortezza, perché mi hai respinto? ’) e accostato popolarmente al signif. di ‘ ripulire ’.
Quindi, popolarmente si associava il vocabolo "repulisti", presente in questo versetto del salmo 42, al verbo "ripulire" e in modo ironico o scherzoso, come si vede in questo stesso dizionario, si cominciarono a usare espressioni come "fare un repulisti me Domine" e "cantare Domine repulisti", come in questa citazione di Pietro Aretino
In casa non c’è altro che madonna vecchia con la fanticella che la governa amalata, e il resto de la famiglia ha fatto un repulisti me Domine
e in quest'altra di Bartolomeo Corsini
Non vider già, ch'i ladri di buon'ora / con uncinate mani avean cantato / ‘ Domine repulisti ’ in ogni lato
o semplicemente "fare repulisti", "fare il repulisti" oppure "fare un repulisti" (a volte scritto "ripulisti" o "repuliste"), come in questo passo da La calandria di Bernardo Dovizi, detto il Bibbiena
Io faceva pensiero di andarmene invisibile alle casse di certi pigoloni avaracci, a’ quali non si trarrebbe un grosso delle mani con le tanaglie di Nicodemo, e quivi volevo fare un ripulisti di tal sorte che non rimanessi loro un marcio quartino
e in quest'altro di Pietro Aretino
Si dèe perdonare ad uno che, incitato dal giuoco, fa il repulisti alle tattare e di casa e della moglie e degli amici e degli attenenti.